martedì 31 marzo 2015

99 moments of pleasure 40

Cucinare con la musica alla radio... mentre i nini si azzuffano.

Sottotitolo - Le patate non bastano mai in questa casa.
P.S. La foto la trovate qui.

lunedì 30 marzo 2015

Una storia nella storia

Perché quando si torna da un viaggio, a volte, non si riesce a raccontare del viaggio, ma si parla di tutt'altro. 
Perché il viaggio che ti ha segnato di più è stato quello interiore.
Perché quello che ti ha lasciato è più importante di quello che hai da raccontare.
Così si sente la effe. Vorrebbe raccontare del viaggio a Stoccolma, ma non ci riesce, e non perché non ci sia niente da dire, ma perché l'effetto scaturito dai giorni trascorsi fuori, in libertà, in un contesto nuovo, è stato quello di sbloccare la vena creativa, di farle ritornare la voglia di scrivere, ma soprattutto di dare spazio alle idee accumulate sul quaderno del blog, di dar loro una forma e liberarle, ché a lasciarle lì fanno soltanto zavorra.
E così, con il desiderio di essere sé stessa e non darsi troppi paletti, la effe scrive quello che le viene più immediato, più spontaneo... il resto le sembra come quei temi orrendi che al liceo non faceva mai perché non sapeva che cosa scrivere.
Si sta giustificando? No, sta spiegando, ma è a sé che parla... mica voi siete lì col registro, no?!?   

sabato 28 marzo 2015

Le letture de la effe #2: Splendore


Lo splendore narrato da Margaret Mazzantini è quello racchiuso nella vita di ciascuno, quello che cerchiamo da sempre e che nasce in noi quando incontriamo un'anima affine, occhi in cui specchiarci, braccia in cui perderci e ritrovarci, quando incontriamo l'Amore.

martedì 24 marzo 2015

A casa

Alla effe piace partire, scoprire il mondo, conoscere posti nuovi e innamorarsene, andare in giro in città grandi e belle, guardare ogni angolo con gli occhi della meraviglia. 
Alla effe piace ascoltare lingue sconosciute e musicali, prendere metro e tram, vivere la vita di altri popoli, assaggiare cibi nuovi e osservare le persone, i loro gesti, gli abiti, le consuetudini.
Alla effe piace anche tornare a casa, portarsi i ricordi, le sensazioni, qualche immagine e tanti pensieri. Già, perché torna sempre con tanti pensieri. 
I viaggi sono occasioni di scoperta, non solo di posti nuovi ma anche di sé.

sabato 14 marzo 2015

giovedì 12 marzo 2015

domenica 8 marzo 2015

Una stanza tutta per sé


Quando, nel 1928, in occasione di due conferenze sul tema Le donne e il romanzo, Virginia Woolf scriveva con ironia e sagacia quello che poi sarebbe diventato il saggio Una stanza tutta per sé, la condizione femminile era ben diversa da quella attuale. La donna era relegata al ruolo di ancella, subalterna alla figura dell'uomo, che fosse padre o marito, non aveva accesso all'istruzione nello stesso modo in cui lo avevano i coetanei maschi e ben poche erano quelle che avevano potuto distinguersi nel mondo della cultura e nella società in generale.
La scrittrice, prima di proporre un viaggio immaginario, un vagabondaggio, alla ricerca delle donne nella storia della letteratura inglese e l'analisi delle condizioni in cui le loro opere nascevano, si pone un quesito fondamentale, che diventa la tesi da argomentare: Una donna deve avere soldi e una stanza tutta per sé, se vuole scrivere romanzi.
Emerge il concetto che la donna ha la necessità di emanciarsi dalla sua condizione sociale ed economica, di conquistare la libertà, di sollevare lo sguardo dal suo essere figlia, madre, moglie, angelo del focolare per poter trasformare la scrittura da impulso autobiografico, in cui si riflette tutta la potenza dell'autoespressione, in una forma d'arte.
Ha bisogno di nutrire la sua anima con lo strano cibo della conoscenza, dell'avventura, dell'arte, ha bisogno di guardare oltre i muri della stanza dove per centinaia di anni è stata chiusa per dare voce all'incredibile forza creativa di cui ormai perfino le pareti sono pervase.
E anche se oggi le cose sono profondamente cambiate, io penso che Una stanza tutta per sé continui a essere il simbolo di una conquista, che molte donne hanno fatto e che tante devono ancora fare, per poter trasformare la scrittura, e le scelte professionali in genere, da sogno o semplice passatempo in realtà, fonte di soddisfazione e autonomia personale ed economica.
Dedico un pensiero, come fece Virginia Woolf, alla poetessa che non scrisse mai una riga, che era sorella di Shakespeare, alla scrittrice che vive in ciascuna donna e che può tornare a vivere se ognuna di voi ha cinquecento sterline e una stanza tutta per sé; se abbiamo l'abitudine della libertà e il coraggio di scrivere esattamente ciò che pensiamo;... se guardiamo in faccia il fatto, perché è un fatto, che non c'è alcun braccio a cui appoggiarci, ma che camminiamo da sole e che dobbiamo essere in relazione col mondo della realtà...

lunedì 2 marzo 2015

365 beauty around me #2: febbraio


Guardo il cielo. Splendide nuvole, enormi masse vaporose, si muovono placide, da un lato, mentre dall'altro formano una spessa coltre violacea e minacciosa. La luce del sole filtra e regala bagliori, mentre l'azzurro si staglia tra i vuoti lasciati dal bianco e dal grigio.
Uno scatto perfetto, gli occhi catturano, il cervello registra. 
No, un attimo, è spuntato un filo della luce e là un'antenna, elementi estranei che turbano la bellezza del momento.
Ancora una volta gli occhi hanno guardato dal basso, da una prospettiva viscerale, piena di ostacoli. Lo sguardo non spazia, resta ancorato alla Terra e, quel che è peggio, è che spesso si proietta all'esterno da un veicolo in movimento, attraverso la cornice del parabrezza, cambiando repentinamente inquadratura.
Il cervello riesce a superare gli elementi di disturbo mentre l'occhio elettronico della fotocamera li capta tutti. Non ha la meravigliosa capacità di guardare oltre le brutture, mentre l'occhio umano e il cervello vanno oltre la superficie, a scoprire il bello che c'è dentro le cose e le persone.
Un fotografo riesce a fare questa operazione con la macchina fotografica, diretta estroflessione del suo occhio e del suo cervello, ma anche del suo cuore. Gioca con la luce e con le prospettive, si aggrappa alle ombre, sfida i colori, guarda la realtà con uno sguardo diverso e la racconta in uno scatto, riuscendo a comunicarne l'essenza. 
Attraverso l'occhio metallico restituisce a chi guarda la bellezza nascosta.
Io non sono un fotografo, ma a volte mi piacerebbe esserlo.