sabato 29 marzo 2014

Fila alla posta

La fila alla posta o al supermercato è social, aspettare nella sala d'attesa del dottore è una chat, anche se non tutti ne sono consapevoli. Questo mi fa pensare a mia madre che ha dichiarato "Non mi faccio la domiciliazione delle bollette, non ho il conto on-line perché a me piace andare allo sportello (salvo poi litigare con la "sportellista" acida), parlare con qualcuno, sentire i fatti delle persone." Il valore sociale della fila alla posta è indiscusso. 
Oggi sono andata all'ufficio postale del Paese in cui abito, sempre affollato di un'umanità variegata fatta di vecchietti frettolosi, di mamme con neonati, di giovanotti col ciuffo e ragazzette impazienti. Ho compilato i miei moduli e, con tranquillità, mi sono apprestata ad aspettare il mio turno leggendo, contenta di avere tempo da dedicare alla lettura, dato che c'erano 13 persone prima di me. Mentre leggevo era impossibile ignorare lo spaccato che mi circondava, intorno c'era la vita, la vita vera. E così, tra un rigo e l'altro, mi sono messa in ascolto, ho cominciato a osservare. La ragazza alla mia sinistra armeggiava nervosamente con lo smartphone, sbuffava perché la fila non scorreva; la coppia alla mia destra, di mezza età, lui con un acciacco, lei molto sollecita, conosceva e salutava tutti; un signore si è messo a raccontarle della moglie con l'ictus, dei suoi problemi, della badante e lei gli ha detto che il Signore ci indica la via e ci aiuta a trovare conforto; i vecchietti più in là a parlare di quanto fa schifo la società, che ora si rispettano più i cani che i bambini (guardando schifati una signora abbracciata al suo cagnetto), e poi ancora di politica, con quelle espressioni qualunquiste, che tanto i politici sono tutti uguali; c'era quello che cerca di passare avanti e quella che, arrivata da cinque minuti, voleva passare davanti a me...
Ha ragione mia madre, altro che social network, vai alla posta...

giovedì 27 marzo 2014

Donne

donne
siamo anime nel mondo che un giorno si incontrano per caso...
composte da frammenti di specchio nei quali si riflette l'immagine di tutte le altre
ciascuna unica
ciascuna specchio di tutte
lontane vicine
diverse ma simili
donne

Stamattina sono particolarmente ispirata da un bell'incontro, di quelli che riempiono il cuore e scaldano l'anima, che lasciano un sorriso. Grazie elasti

martedì 25 marzo 2014

Albero che va...

...albero che viene. Ieri, finalmente, è stato tolto l'albero di Natale che, inopportuno e stonato, un po' penzolante, continuava a campeggiare nella stanza, con le sue decorazioni raccolte negli anni in mercatini e negozietti, con la sua aria un po' triste, ormai oggetto soltanto di discussioni familiari del tipo:
Marito: "Togli l'albero! Altrimenti lo faccio io!"
Effe: "No! Che poi metti tutto in disordine! Lo faccio io appena posso!"
E così, in un momento libero, la effe è riuscita a disfare il povero albero di Natale, mettendo in maniera maniacale tutte le decorazioni nelle scatole giuste e avvolte dalle stesse carte, con dovizia e precisione. Poi, però, la seccatura di dover togliere le luci, smontare il bell'abete in plastica, di riporlo nello stanzino intasato, e così via, le ha fatto balenare un'idea fantastica: "E se facessi l'albero di Pasqua?" Già, come l'anno scorso che è rimasto così fino a Natale. In gran segreto (alias senza l'approvazione del Marito), le palline, i babbi natale, le renne e le campanelle hanno lasciato il posto a ovetti, pulcini, coniglietti e colombelle.
Mi sa che quest'anno la effe farà anche l'albero dell'estate e dell'autunno. Albero che va ... albero che viene.

P.S.
La effe detesta "disfare" in generale, anche le valigie o svuotare la lavapiatti ... preferisce "fare"... e si vede.

sabato 22 marzo 2014

Soddisfazione

Quelle giornate in cui senti di aver fatto quello di cui avevi bisogno, di aver fatto del tuo meglio, in cui qualche tassello sparso è andato al suo posto. Quelle giornate in cui, arrivata a sera, con i piedi finalmente in alto, senti un senso piacevole, come un'onda tiepida, che ti distende i tratti del viso, che ti lascia un sorriso.
Oggi è una di quelle rare giornate in cui la effe si sente soddisfatta. Non ha fatto chissà che, anzi. A dispetto di tutti i buoni propositi di cura del corpo e tutela della dignità estetica, è ancora in pigiama, dopo una giornata dedicata ad alcune attività rimandate da tempo. Non ha fatto la doccia, non ha fatto la maschera al viso del sabato, non è uscita, non ha letto libri né riviste e non ha tolto l'albero di Natale. In compenso ha messo lavatrici e lavapiatti, ha lavato a mano i maglioni, si è dedicata un po' alle piante, ha preparato il pranzo, la pizza rustica per la sera, ha lavorato al computer, ha seguito i compiti e soprattutto si è tuffata anima e corpo nell'ambizioso e impegnativo progetto di geografia della Nina: realizzare un diorama, una rappresentazione tridimensionale di un paesaggio, di un ambiente naturale o di un ecosistema. Dopo aver deciso di rappresentare un fondale marino mediterraneo, aver comprato colla e pennello, aver scelto e ritagliato immagini di pesci, polpi, stelle marine, molluschi, rocce, posidonia, e aver fatto il progetto, oggi è partita la sfida della realizzazione. Una sfida per chi, come la effe, non ha una manualità molto spiccata, in confronto alle idee geniali, che spesso si scontrano con la messa in pratica. Colla dappertutto, vera sabbia della Sardegna sparsa sul pavimento, ritagli di carta sui toni del blu attaccati ai capelli e poi, come per magia e dopo qualche urlo, il diorama è stato terminato. Davvero un bun lavoro! Se non fosse, che alla fine di tutto, è saltato fuori che la traccia prevedeva paesaggi di montagna, collina, pianura oppure un collage sul mondo marino... 
Comunque, per finire in bellezza la giornata, cena con pizza e film (Puffi 2) abbracciati sul divano, un po' di tempo per un post e una bella sensazione di soddisfazione.

mercoledì 19 marzo 2014

Festa del papà

La festa del papà mi è sempre stata antipatica. Sarà perché ho perso il mio a sei anni e ho dovuto imparare a vuoto tante poesie e dare i miei lavoretti al nonno, sarà che poi è venuto a mancare anche il nonno e ho riversato il tutto su mia madre, fatto sta che non è tra le ricorrenze che preferisco. Comunque, stamane, vedere i nini felici ed emozionati recitare le loro poesie, dare al papà i loro disegni e lavoretti, leggere negli occhi del Marito gioia e commozione mi ha fatto riconciliare con questo giorno, che ha sempre sottolineato quel senso di vuoto e perdita con il quale convivo da quasi trent'anni.

domenica 16 marzo 2014

I nini e la effe

Fare la mamma è un'avventura. Per la effe, a volte è come navigare nei mari tempestosi di Conrad altre è come passeggiare in un cartoon insieme a Mary Poppins. Ci sono giorni in cui le sembra di planare e altri in cui è come scalare il Nanga Parbat. E poi ci sono i giorni da ricordare, per una frase, un'espressione, una faccia buffa che l'hanno fatta sorridere, ridere, che le hanno addolcito la giornata.
Quando il Nino le dice, tastandosi insistentemente una bollicina sul viso, "Mamma, è un gufalo!" oppure manifesta la convinzione di poter rientrare nella sua pancia, lui sì che è piccolo mentre la sorella no, perché è grande; quando la Nina fa la spiritosa, come soltanto i bambini tra 8 e 9 anni sanno fare, con orridi indovinelli e barzellette incomprensibili; quando si amano e si odiano, si cercano e si pestano; quando giocano, ridono, litigano e si contendono l'attenzione della mamma... la loro lieve seppur chiassosa esistenza dà un senso a quella della effe, un po' caotica, un po' incostante e a tratti cupa. La luce nei loro occhi e il calore del loro abbraccio sono una speranza per il futuro.

sabato 15 marzo 2014

Lusso contemporaneo

Per qualcuno il lusso è una borsa in alligatore, un resort a 5 stelle extra-lusso dove paghi per spaccare la legna nei boschi innevati, una vacanza in un paradiso tropicale. 
Il lusso, in fondo, è concedersi qualcosa di speciale... naturalmente dal proprio punto di vista.
Per me, il lusso è concedersi qualcosa di insolito e gratificante, è regalarsi qualcosa di bello, è usare la tovaglia ricamata e il servizio buono tutti i giorni, è mettersi la biancheria intima coordinata anche per stare a casa la domenica, è prendersi del tempo, andare piano e assaporare il momento. 
Il lusso è...
un sabato mattina di sole, con un risveglio dolce, avere il tempo di preparare la colazione con pane tostato, burro e marmellata, potersi sedere in cucina a leggere pile arretrate di riviste femminili mentre tutti dormono e intorno c'è pace e silenzio, sorseggiare il caffellatte, guardando il giardino dalla finestra, immaginare il giorno che verrà e fare mille programmi per il fine settimana, preparare la lista della spesa.
Il lusso è pensare e scrivere.
E' leggere alcune pagine dei diari della gioventù e chiedersi cosa sia cambiato e cosa no e poi anche cosa si stia aspettando per pubblicarli o bruciarli.
E' volersi un po' più bene.
E' desiderare, sperare, sognare, fare.

martedì 11 marzo 2014

Casa dolce casa

Quando il pomeriggio torno a casa presto (prima del solito) è una magia. Accade davvero di rado ma è un'oasi di pace nel caos della mia vita. Potersi godere un po' di tranquillità, un po' di silenzio, concedersi il tempo per una tazza di the, stare stesi sul divano per almeno mezz'ora, mentre il piccolo dorme e la Nina fa i compiti, guardare il giardino dalla finestra, ricaricare le batterie prima di lanciarsi nuovamente nel fiume delle cose da fare. 
Per quelle c'è l'imbarazzo della scelta: l'ordinario prevede cucina, bucato, stirare e mettere un po' in ordine mentre lo straordinario potrebbe annoverare cose del tipo togliere l'albero di Natale, sgombrare lo stanzino intasato, "alleggerire" gli armadi pieni di vestiti del liceo oppure razionalizzare le librerie.
Il tempo passa, la pigrizia mi avvolge e il divano mi cattura, i buoni propositi si affievoliscono e la loro realizzazione si allontana, trasportata dalla dolcezza dell'ozio.
Finirà come sempre, con la cena preparata all'ultimo momento, la lavatrice notturna e il caos che la fa da padrone. L'albero di Natale resterà per un'altra settimana, lo stanzino è lontano dagli occhi, gli armadi finiranno per contenere capi vintage e le librerie aspetteranno... per ora mi godo questo insolito pomeriggio domestico e contemplo incredula la pace della mia casa dolce casa.

lunedì 10 marzo 2014

Inadeguatezza

Il senso di inadeguatezza che provo di fronte al mio essere madre è la cosa più devastante che ci sia. E' lì, chiaro e vivo, ad aspettarmi a fine giornata, quando li ho messi a letto e magari sono stata troppo severa, dopo un pomeriggio speso in giro tra la scuola, lo sport e i "prendielascia", mentre aiuto Nina a studiare, a capire l'importanza di quello che fa, cercando di spingerla verso una maggiore autonomia, e forse lo faccio in modo un po' brusco, è lì quando rimprovero Nino e non sono abbastanza paziente, mi richiama all'ordine quando mi faccio prendere dalle faccende e invece dovrei trascorrere più tempo in allegria insieme a loro.
Il fatto è che mi sono sempre sentita inadeguata nella mia vita e non è diverso per l'essere madre. Non mi sono mai sentita all'altezza e così, come madre, penso di non essere brava, capace, penso che potrei fare meglio ma intanto sento che sbaglierei comunque. 
E' che ho paura, una enorme paura di perdermi dalle mani i miei figli, la loro educazione, l'impostazione delle regole da seguire, dei valori cui fare riferimento, ho paura che vengano trascinati via dalla corrente del mondo prima che io possa aver dato loro gli strumenti per muovercisi dentro, per affrontare la vita e le sue difficoltà. 
E' che sono terribilmente pesante, seria, severa.
E' che non ci sono molto ma quando ci sono mi faccio sentire, forse a volte un po' troppo. 
E' che ho paura che lasciar correre sia come arrendersi e i figli i genitori che si arrendono li vedono come genitori che non li amano abbastanza o forse lo penso io. 
E' che, quando hai una figlia che ti assomiglia, non vuoi che venga su come te, nei lati brutti voglio dire, e fai di tutto, magari troppo, per farle seguire un'altra strada. 
E' che vorresti che avesse preso da te qualcosa di buono, non soltanto la lentezza, la pigrizia, le difficoltà coi numeri e l'odio per l'analisi grammaticale.
E' che in lei vedi qualcosa di diverso, di bellissimo, che vorresti insegnarle a coltivarlo, così come non sei riuscita a fare tu.
E' che non vorresti mai che si "perdesse" come è accaduto a te, anche se sai che la vita va vissuta e nessuno può farci scampare le esperienze difficili, quelle che lasciano qualche cicatrice ma che fanno crescere.
E' che fare i genitori è il compito più difficile e ingrato che ci sia.
E' che fare i genitori è un'esperienza bellissima e speciale, che ci obbliga a guardarci dentro e a metterci in discussione, ogni giorno.
E' che fare i genitori è una grande avventura.
E' che nessuno ci insegna come si fa, gli errori ci fanno imparare, a dispetto dei guai che combiniamo nelle vite dei nostri figli.

domenica 9 marzo 2014

8 marzo

Le creature più celebrate, più cantate, più raffigurate, più amate...

Donne dududu in cerca di guai, donne a un telefono che non suona mai... (Zucchero)

Dolcemente complicate, sempre più emozionate, delicate... (Fiorella Mannoia)

Donne, le creature più temute, odiate, torturate, uccise...

Siamo così, è difficile spiegare
certe giornate amare, lascia stare, tanto ci potrai trovare qui,
con le nostre notti bianche,
ma non saremo stanche neanche quando ti diremo ancora un altro "si"...
(Fiorella Mannoia)

Forti e fragili, concrete e sognatrici, innamorate, libere, un po' matte, grandi lavoratrici e pigre come un gatto, stelle senza cielo, porto sicuro, accoglienti e schive, serie e divertenti, frivole, malinconiche, romantiche e rock, dive, coi bogodini, sportive, vitali, annoiate, pensierose... e per scelta o per destino anche mogli mamme sorelle amanti...

A tutte le donne 
a quelle di ieri 
a quelle di oggi
a quelle che saranno 

lunedì 3 marzo 2014

E' tornato...

...e si è preso un giorno, rubato, come se ci fosse un buco nero nel calendario. E' subdolo, sceglie un giorno a caso, dopo settimane di giornate buone, giornate troppo piene, stress, impegni, e si insinua lentamente o mi prende all'improvviso. Non mi lascia. Mi rintano in camera, al buio, e resto lì a difendermi dal dolore, così forte che mi attanaglia anche lo stomaco fino a lasciarmi svuotata, spossata, sfinita. Sono lì, sospesa, lontana da tutto e da tutti. Il mondo si muove intorno me e io aspetto di riaffiorare dal mio abisso. 
Il mal di testa, l'emicrania, la bestia, che non riesco a cogliere in tempo e a bloccare con le medicine giuste, che mi ruba il tempo e che mi toglie la luce, la voce, che scombina la mia vita e quella di chi mi circonda.
Conviviamo da ormai oltre dieci anni, con varie forme, alterne periodicità. Segna il tempo con le sue pause e mi ricorda che a volte tiro troppo la corda, che bisogna rallentare, che si dovrebbe cercare di armonizzare meglio la vita che viviamo con le esigenze del nostro corpo e della nostra mente.