lunedì 14 luglio 2014

Dove osano le aquile

Un ragazzo, tanti sogni, un uomo, la sua passione. 
Alto, intelligente, ironico, sportivo. 
Lo zione era così, simpatico, giovanile, atletico. Ci faceva ridere, con le sue storie, ci portava regali stravaganti dai suoi viaggi.
Arrivava dal nord, per le vacanze, con la zia. Si aspettava lui per fare l'albero di Natale, a casa della nonna. Lo andavamo a comprare, vero e profumato, lo addobbavamo insieme. Le luci, sempre le stesse, ogni anno si fulminavano e lui le aggiustava, ogni anno lo stesso rito, lo scatolone giù dalla soffitta, il puntale sgangherato, le palle di vetro nei fogli di carta velina.
L'estate andavamo tutti in campagna, nella casa del cuore, e mi portava al mare. Montavamo insieme una casetta di stoffa, le amache, era bello ascoltarlo parlare, era bello vederlo mentre si allenava.
Mi ha fatto conoscere la montagna, la prima volta ci sono andata con lui, la mamma e la zia. Avevo sei anni e un grande dolore nel cuore. Mi sono divertita, ho visto dei posti bellissimi e vissuto delle avventure che non ho dimenticato. 
La montagna, la sua passione, un'estate di tanti anni fa, se l'è portato via. E da allora, il Natale non ha avuto più lo stesso sapore e le nostre vite hanno perso le sue risate e la sua ironia. 
Il suo spirito è lì, dove osano le aquile.

3 commenti:

  1. Che bello questo ricordo! Un abbraccio

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  2. Il ricordo di chi abbiamo amato e non c'è più è dolcemente malinconico, come il tuo splendido post.
    Mi associo all'abbraccio di Margherita...

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